Un nuovo dossier per scattare una fotografia aggiornata sull’accoglienza dedicata a richiedenti e beneficiari di protezione internazionale da un punto di vista privilegiato: quello di 333 operatori dell’accoglienza che lavorano sul campo. Coordinatori, operatori sociali, educatori, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, personal tutor, operatori legali, insegnanti d’italiano, mediatori culturali e amministrativi di tutte le Regioni italiane.
Uno spaccato di tutto il sistema di accoglienza italiano fornito da chi lavora nei CAS, nei progetti SPRAR e nei grandi Centri governativi.
Durante l’estate 2017 ancora una volta assistiamo all’emergenza profughi, connessa agli sbarchi sulle nostre coste di chi scappa da guerre e violenze. E’ evidente come la gestione di migliaia di persone con esperienze spesso drammatiche e traumatiche è senza alcun dubbio complessa. Una complessità che però anno dopo anno si tramuta puntualmente in un’emergenza.
Le emergenze possono essere determinate da tante cause e, solo analizzandole, è possibile porre le premesse per il loro superamento. Nel caso dell’accoglienza dei profughi non si può parlare di un’emergenza connessa alla non prevedibilità e, quindi, all’eccezionalità delle situazioni che si verificano. Si tratta infatti di un’emergenza ormai ordinaria che puntualmente si verifica ogni anno.
Non si tratta neanche di un’emergenza connessa alla scarsità delle risorse economiche, visto che ci sono i fondi necessari a garantire l’accoglienza ai richiedenti asilo che arrivano in Italia.
I numeri, seppure possono impressionare in termini assoluti, non determinano di per sé un’emergenza: il numero di posti disponibili per l’accoglienza dovrebbe essere sufficiente per coloro che fanno richiesta di asilo (i posti disponibili di accoglienza sono 175.550 a fronte di 71.744 richieste di asilo nei primi sei mesi del 2017).
Eppure di emergenza si tratta. Un’emergenza che nasce dalla capacità del nostro Paese di rispondere a questo fenomeno, ovvero alla capacità di mettere in campo un sistema di accoglienza di qualità che sappia avere una visione complessiva e di lunga durata e non sia improntata soltanto a tamponare gli sbarchi. Uno dei principali problemi che viviamo, infatti, è avere un sistema di accoglienza che arriva già saturo ai periodi di picco degli sbarchi.
Un approccio che, tra l’altro, permetterebbe di archiviare definitivamente il binomio Accoglienza = Business, per sostituirlo con Accoglienza = Mestiere, nel senso più nobile e specialistico del termine.
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